Alla ricerca dei tannini

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Amici per la vite, eccomi con un nuovo articolo in cui cercherò di spiegare in maniera semplice cosa siano i tannini.

Spesso sentiamo dire che un vino è tannico, che si notano dei tannini aggressivi o eleganti, e ancora tante altre frasi con questi famosi tannini. Oggi proviamo a spiegare come fare bella figura a cena sfoggiando il termine “tannino” e sapendo anche di che cosa stiamo parlando.

Innanzitutto cerchiamo di capire meglio come arrivano i tannini nel nostro bicchiere. Questa sostanza si trova principalmente nelle bucce dell’uva, nella parte legnosa (raspi) e nei vinaccioli (i semini), che molti sputano, senza sapere che sono un elisir di giovinezza e lunga vita. Quando si porta l’uva in fermentazione, i tannini che sono nella bucce entrano in contatto con il mosto e si trasferiscono nel liquido ribollente.

I tannini più eleganti sono quelli contenuti nelle bucce mentre quelli più aggressivi si trovano nei vinaccioli e nei raspi, per questo prima della pigiatura si fa la diraspatura (eliminazione delle parti legnose della vite) e si cerca di non spremere troppo i grappoli, facendo una pigiatura definita “soffice”, proprio per evitare lo schiacciamento dei vinaccioli che andrebbero a influire sul sapore del vino. Parlando appunto della parte legnosa ci sono poi i tannini del legno, quindi se un vino fa un affinamento in botte, anche in questo caso i tannini si trasferscono dal contenitore ovoidale al liquido.

In tutti i tipi d’uva ci sono i tannini, ma quella a bacca rossa ne contiene una percentuale più elevata di quella a bacca bianca. Inoltre i tannini sono degli ottimi conservanti naturali, rallentando i processi di ossidazione del vino, così da predisporlo a un buon invecchiamento.  

Ma come capiamo che il vino che stiamo bevendo ha i tannini? E come abbinarli?

Il tannino tende ad asciugare il palato, possiamo dire che “allappa”, come per esempio quando mangiamo una banana acerba o i cachi. Quindi se percepiamo la sensazione di avere la bocca asciutta, molto probabilmente è per via dei tannini. I tannini sono astringenti, cioè asciugano e disidratano la bocca, e generano anche una leggera sensazione di amarognolo, perciò tutto sommato non è cosi difficile idendificarne la presenza.

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Che cos’è Amici per la Vite

Amici per la Vite è un Blog pensato da due amici, Mario e Franco, accumunati dalla passione per il vino e per tutto il mondo di storie che gli orbitano intorno.

Il vino è la poesia della terra. – Mario Soldati.

Quello che vogliamo è impiegare questo blog come un diario, un quaderno per gli appunti dove travasare tutte le nostre esperienze personali sul vino. Vivendo in due città differenti ci capita spesso di sentirci soltanto al telefono e discutere di cosa abbiamo bevuto la sera prima, delle memorie del nostro palato. Ci è balenata allora l’idea di non farle evaporare, ma di scriverle in uno spazio (non solo) nostro, un tavolo che potesse allargarsi, per farle decantare, per raccontarci e raccontare di assaggi e sensazioni ripescati dentro un calice.Vorremmo farlo in maniera semplice e diretta, proprio come fanno due vecchi amici che s’incontrano e si aprono una bottiglia, perché sanno che senza non sarebbe lo stesso.

Tempranillo

Amici per la vite, ciao a tutti! Se avete visto il mio ultimo video su INSTAGRAM capirete perché siamo arrivati a parlare di questo vino. Eh sì, perché grazie alle bellissime pagine del libro Vinosofia, che ho comprato ben dieci anni fa ma che ancora oggi mi regala nel sfogliarlo nuove sfumature, ho deciso di parlarvi del Tempranillo.

Lo riconosco, sono un gran fan di questa tipologia di vino, di cui ho bevuto svariate bottiglie di diversi produttori e proprio come per il libro, ogni volta che ne bevo un calice, colgo differenti sfumature, perché alla fine il vino è anche filosofia, o meglio, vinosofia.

Partiamo dal nome, Tempranillo, in spagnolo si pronuncia Tempraniyo (le due elle sono come due ii), che deriva dalla parola “temprano” che significa presto. Infatti, è un vitigno con uva a bacca nera che matura alcune settimane prima degli altri. Ci sono diverse teorie circa le sue origini: c’è chi dice che sia un ibrido spontaneo di piu varietà di uva, quindi una sorta di selezione e adattamento naturale, e chi invece dice che esista grazie ai monaci che lo piantarono mentre passavano per andare in pellegrinaggio a Santiago di Compostela. Tra le due ipotesi, io sono più propenso verso la seconda.

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Amici per la vite è tornato!

Cari amici per la vite, eccomi di nuovo qua, dopo diversi mesi dal mio ultimo articolo.

Avevo deciso di allontanarmi un po’ dai social network, finendo per trascurare anche il mio caro blog, che aveva appena cambiato aspetto. Lo avevo reso più accattivante, avevo persino fatto fare il logo, grazie alla collaborazione del mio amico Matteo, che se avete voglia potete seguire su Instagram a questo LINK.

Che dirvi, i social sono sicuramente un potente strumento d’informazione, ma vanno usati bene, e io personalmente mi ero accorto di passare tanto tempo a vedere tutto e niente. Capiamoci, sono convinto che un po’ di “sano” cazzeggio non abbia mai fatto male a nessuno, ma io ho sentito il bisogno di fare uno stop! E ora che mi sono disintossicato, grazie soprattutto alla spinta dei miei quattro follower, ( mia moglie, mia madre, il mio migliore amico e il mio vicino di casa), ho deciso di riprendere a scrivere.

Ho dimostrato a me stesso che si può stare bene anche senza tecnologia e mi sono ripromesso di farne un uso più moderato, giusto quello che serve per fare un po’ di pubblicità al blog.

Altro motivo che mi ha fatto scollegare un po’ da tutto è stata la nascita di mia figlia, Maite, una bellissima bambina, e dico bellissima davvero. Ovviamente sono stato presissimo a fare il papà a tempo pieno e la quarantena ha fatto in modo di prolungare la mia paternità, regalandomi prezioso tempo che ho dedicato alla mia famiglia.

E proprio quando questo terribile periodo storico sta per finire (forse), e mi sono bevuto tutta la mia cantinetta, ho deciso di tornare alla carica.

Alla fine il principale lettore sono io, scrivo per piacere, perché mi fa sentire bene, e se siete ancora curiosi di scoprire i segreti del vino e le sue mille sfaccettature, non vi resta altro che seguirmi.

State attenti su FB, su Instagram e ovviamente ogni tanto venite a dare un’occhiata a questo Blog.

La Manzanilla di Barbaddilo

Eccoci di nuovo qua, questa volta vi raccontiamo della nostra esperienza a Jerez de la Frontera, più precisamente a Sanlucar de Barrameda.

Durante le mie ferie in Andalusia ne ho approfittato per far visita ad una delle cantine più celebri della regione, ovvero la Bodega Barbadillo.

Cantina fondata, pensate un po’, nel lontano 1821, anno in cui Beniño Barbadillo e Manuel Lopez Barbadillo si trasferiscono a Sanlucar de Barrameda per iniziare la loro produzione di vini, lanciando qualche anno dopo sul mercato la prima manzanilla della cantina.

Ma che cos’è la manzanilla?

Per capirlo, dobbiamo innanzitutto collocare geograficamente la cantina e introdurre la D.O. a cui appartiene.

Nella cartina in basso vediamo il cosidetto “triangolo di Jerez”, e proprio ad uno dei suoi vertici si trova Jerez De La Frontera. Agli altri due estremi troviamo il porto di Santa Maria, città di pescatori e vignaioli, con la sua baia di Cadiz, e infine San Lucar De Barrameda, situata alla foce del fiume più importante dell’Andalusia: il Guadalquivir.

triangolo di Jerez
triangolo di Jerez

All’interno di questo triangolo, dove vengono coltivati i vigneti che danno origine ai vini della D.O., tutto ha un ruolo importantissimo – la nuda terra, la vicinanza con l’oceano atlantico, l’umidità e la temperatura dell’aria – che insieme contribuiscono a creare un microclima unico al mondo, in grado di produrre e far maturare vini unici e autentici.

Il vino prodotto viene etichettato con la D.O.
( Denominacion de Origen) JEREZ XERES SHERRY.

E ora andiamo a vedere come viene prodotta non solo la famosa manzanilla, ma anche tutti gli altri vini della Cantina Barbadillo.

Dopo la vendemmia, l’uva viene portata in cantina, all’interno della quale è prodotto un primo e delicatissimo mosto fiore chiamato Yema.

La Yema viene destinata alla produzione di solamente due vini: il vino Joven (vino giovane) e la Manzanilla.

Per il vino joven si procede come di norma: fermentazione in acciaio inox e successivo imbottigliamento.

La manzanilla, invece, dopo la fermentazione viene fortificata, ossia viene aggiunto alcool vinico, portando così il mosto a 15% gradi, per poi trasferirlo in botas (botti) riempite solo per 5/6 , utilizzando il sistema criadera e solera.

Bota, Criadera, Yama, Solera, vino fortificato… sono tante informazioni, lo so, ma se non le spiego è impossibile capire questo meraviglioso angolo di mondo che produce un vino così unico.

Cercherò di essere breve.

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L’intreccio della vita

Trenzado.

Cari lettori di Amici per la vite e semplici curiosi, benvenuti nel nostro piccolo blog alla ricerca di curiosità e piccole rarità enoiche che magari non tutti i giorni si ha il piacere di provare. Qualche giorno fa ci siamo bevuti una bottiglia di vino bianco chiamato Trenzado e devo dire che ci ha sorpreso molto la sua ricchezza di sapori. Insomma, un vino che è una bomba! Facendo un po’ di ricerche, ho scoperto che l’artefice è proprio Suertes del Marques, cantina di cui abbiamo già parlato in un articolo precedente, clicca  qui  per leggerlo.   L’uva usata è il listan blanco, varietà autoctona della valle de la Orotava a Tenerife, dove da secoli si conserva ancora un sistema tradizionale di coltivazione della vite, il cordon trenzado tradicional, da cui il nome del vino, Trenzado (intrecciato). Questo sistema unico al mondo consiste nell’intrecciare i tralci della vite creando un’unica treccia, rialzata di 60 – 80 cm dal terreno e lunga fino a 4 metri. In alcune piccole zone con vecchie viti, i tralci arrivano a misurare anche 15 metri. Vi lascio immaginare il grandissimo lavoro manuale che i viticoltori, autentici artigiani impiegano in tutte le fasi della coltivazione, dalla potatura alla vendemmia, dando vita ad un vino autentico, che trasuda la storia e la tradizione di questa incredibile terra.  

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Malbec

Questa volta per la rubrica sorsi letterari abbiamo deciso di pubblicare una poesia.

E’ la poesia di uno scrittore/poeta, di Bologna, Helix (Francesco Tomesani) , che si sta muovendo in questo mondo già da un po’.  E’ un ragazzo giovane, carismatico, un gran oratore, ma anche un grandissimo amico, e quando me l’ha fatta leggere, ho subito pensato che l’avrei pubblicata.

Francesco ci racconta che l’ha scritta proprio in Argentina in un momento un po’ particolare della sua vita, e che proprio quella sera si è fatto un paio di calici di Malbec con il buon vecchio Bacco!

Ma che cos’è il Malbec?

Il Malbec è un vitigno che ha origine in Francia, ma proprio in Argentina, con il suo clima caldo e secco,  trova il suo habitat ideale, facendo di questo paese uno dei maggiori produttori di Malbec.
Uva a bacca nera, è un vitigno che non ha fretta, ama il ritmo lento della vita, il caldo estivo e le fresche sieste. Insomma, ha bisogno del suo tempo per arrivare alla giusta maturazione.
Il colore del vino è molto concentrato,  di un bel rosso scuro, si riconosce a prima vista.
In bocca esprime una varietà di profumi interessanti, dalle note floreali, alle note fruttate come mora e prugna, fino ad arrivare ai sentori balsamici. Inoltre è un vino che si presta bene all’invecchiamento.


Se vi capita di fare un viaggetto da quelle parti, non perdete assolutamente l’occasione di assaggiarlo e magari provate anche qualche vecchia annata, potrebbe valerne la pena!

Qui sotto trovate tutti i link del Poeta Helix (Francesco Tomesani).

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Ronco Severo


(Tradución en española abajo)

Per il mio compleanno, mia moglie mi regala una bottiglia di vino che non conoscevo.

Il giorno seguente decido di aprirlo. Il vino in questione è una Ribolla gialla dell’azienda agricola Ronco Severo. “Vini ostinati e contrari” è la filosofia di Stefano Novello , non solo in vigna ma anche in cantina. L’azienda procedeva molto bene, con una produzione e una vinificazione classica, con Stefano che imparava dal padre come gestire un’azienda agricola.
Ma quando è arrivato il suo momento, ha deciso di mettere al centro il suo territorio.
Il risultato è una Ribolla che strizza l’occhio al biodinamico, schietta ma anche elegante nella sua acidità, bilanciata da una grande struttura che si poggia su un grande lavoro di cantina. Niente lieviti in fermentazione, niente concimi in vigna, nessun filtraggio, Stefano fa del rispetto del territorio il suo caposaldo. Io ho bevuto la sua Ribolla con delle polpettine di merluzzo preparate da mia Suocera (la regina delle polpette) e, anche se non sarà l’abbinamento perfetto, la bottiglia è durata un lampo (premetto che mia moglie è una bevitrice eccellente).
La produzione di Stefano comprende anche un Pinot Grigio macerato sulle bucce, un Friulano, Severo Bianco (Chardonnay, Friulano, Picolit, Ribolla), Refosco, Schioppettino e un Merlot.
Bevete la Ribolla di Stefano e uscite dall’ordinario senza troppe regole di abbinamento, il risultato vi sorprenderà.
Come dimostra la sua etichetta temeraria, con un bimbo funambolo sulla spalliera di una sedia, a volte gli equilibri impossibili sono quelli più interessanti.
-Mario-
Contatti:
di Novello Stefano
via Ronchi 93
Prepotto (UD)
info@roncosevero.it

(versión española)
Por mi cumpleaños, mi mujer me ha regalado una botella de vino que no conocía.
Al día siguiente he decidido abrirla. El vino en cuestión es un Ribolla Gialla de la empresa agrícola Ronco Severo. “Vinos tenaces y discordes” es la filosofía de Stefano Novello, no sólo en la viña sino también en la bodega. Su empresa iba muy bien, con una producción y una vinificación clásicas, con Stefano aprendiendo de su padre como dirigir una empresa agrícola.
Sin embargo, cuando llegó su momento, él decidió poner en primer lugar su territorio. El resultado es un Ribolla que guiña el ojo a la biodinámica, genuino al igual que elegante en su acidez, equilibrado por una estructura fuerte que se basa en un gran trabajo en la bodega. Nada de levaduras en fermentación, nada de fertilizantes en el viñedo, ningún filtrado: para Stefano el respeto del territorio es un principio fundamental.
Ayer acompañé su Ribolla con albóndigas de merluza preparadas por mi suegra (la reina de las albóndigas) y, aunque no es el maridaje perfecto, la botella se ha acabado enseguida (hago presente que mi mujer es una excelente bebedora).
La producción de Stefano incluye también un Pinot Grigio macerado en la piel, un Friulano, Severo blanco (Chardonnay, Friulano, Picolit, Ribolla), Refosco, Schioppettino y un Merlot.
Bebed el Ribolla de Stefano y salís de lo común sin demasiadas normas de maridaje, y el resultado os va a sorprender.
Como muestra su etiqueta temeraria, con un niño funámbulo en el respaldo de una silla, a veces los equilibrios imposibles son los más interesantes.
-Mario-
Contactos:
empresa agrícola Ronco Severo
de Novello Stefano
via Ronchi 93
Prepotto (UD)
info@roncosevero.it 

Intervista a Germán R. Blaco

Cari lettori di Amici per la Vite,
abbiamo avuto l’onore di conoscere personalmente Germán R. Blanco, produttore di Quinta Milú, la Perra Gorda, Bicicleta Voladora e Casa Aurora, e abbiamo colto l’occasione per strappargli una piccola intervista.

Germán, per iniziare, di dove sei?

Sono nato nelle Asturie e cresciuto nel Bierzo (in Castiglia e León), però in realtà mi sento cittadino del mondo.

Da dove nasce la tua passione per il vino?

Questa è una domanda che mi fanno spesso. Da piccolo non amavo molto studiare, ma ero sicuramente curioso. Nella mia famiglia sono il primo in assoluto a fare vino.
Tutto è nato quando, finita la scuola alberghiera, ho fatto un corso sul vino e credo che sia stata la curiosità di scoprirne gli aromi e i segreti del mondo che c’è dietro a spingermi a indagare sempre più a fondo, fino a farmi innamorare del vino.

Se non mi sbaglio sei diventato enologo.

Esatto, sono anche un enologo.

Com’è nato il nome del Milù?

Il Milú deve il suo nome a mio figlio Lucas, infatti è la fusione di ‘Mi Lucas’ (Trad. Il mio Lucas), abbreviato in Mi-Lú.

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Envínate, Benje tinto

Benje tinto

Eccoci di nuovo qua, con un nuovo articolo fresco d’autunno. Oggi parliamo di Envínate,
un progetto nato nel 2005 da Roberto Santana, Laura Ramos, José Angel Martinez e Alfonso Torrente, quattro enologi che si sono conosciuti all’università e hanno deciso di unire le loro forze contro il male per concretizzare l’idea di fare vino autentico in una realtà che troppo spesso tende a omologare i sapori. È proprio grazie a questo punto di forza – quello di non alterare il vino – che hanno acquisito visibilità in poco tempo. A loro non piacciono le etichette: infatti non si definiscono viticoltori naturali – anche se consultano il calendario lunare e utilizzano  preparati biodinamici- e sulle loro bottiglie preferiscono mettere ben in vista il nome dei viticoltori piuttosto che scrivere informazioni su come e quando è stato prodotto il vino, come si vede nell’etichetta del Benje rosso che abbiamo assaggiato.

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